Massimo Trento
Trattasi di diritto naturale, antropologico; altro che bigottismo cattolico! Io sono aconfessionale e agnostico, ma contro il disegno di legge Cirinna difendo con la spada tratta le posizioni degli infanti, messi sempre piu’ nelle mani di legalisti da pigliare a calci.
Che ai gay si concedano i diritti di rappresentanza legale e sacrosanto, ma non le adozioni di minori. Se io mi scoprissi gay, mi comporterei da “Uomo”: lo direi a mia moglie, la quale deciderebbe insindacabilmente di chiedere il divorzio o meno. Da cio’ prescindendo, guarderei a mio figlio: fosse un adulto, capace di intendere e volere, lo informerei. Potrebbe condividere o meno, ma potrei in coscienza decidere di rifarmi una vita col nuovo partner. Fosse pero’ un bambino, lo lascerei con la moglie d’un tempo, crescendolo possibilmente in affidamento congiunto, nella migliore delle ipotesi, oppure da solo nella peggiore, appoggiandomi di conseguenza ai parenti miei e della mia ex- fino a quando non fosse adulto, in grado di intendere, volere e –per l’appunto- comprendere. La ricerca del nuovo partner, la voglia di conviveerci e il resto del mondo possono aspettare, visto che una manciata d’anni senza giulivi cavalcamenti non ha mai rovinato la salute mentale e fisica di nessuno. A costo di soddisfarmi sessualmente con la soccorrevole Federica, non rinunzierei al principio categorico di crescere mio figlio scevro dall’imposizione di un partner omosessuale surrogante la madre. Questo significa essere Uomini: saper coltivare la contenzione, accettando la sfida di sacrificarsi per un figlio che scelta ancora non ha.
Non e’ inoltre il caso di confondere la legge trentennale che permette a una coppia eterosessuale di adottare un minore, col consenso del genitore biologico, con la Cirinna. L’una non centra con l’altra, con buona pace dei soliti ipocriti e tribunali che a ogni pie’ sospinto inondano il caotico paesaggio giurisprudenziale di cosidetti “precedenti”. Una cosa sono le magnifiche eccezioni, di cui il mondo e’ zeppo, altra cosa e’ volerle normare a tutti i costi. Cio’ che la societa’ di oggi inculca sin dall’asilo con sempre maggiore ferocia e’ l’attitudine alla rinuncia anche di un benche’ minimo senso alla limitazione, al rifiuto del concetto per cui non tutte le frontiere debbono per forza essere infrante. Non e’ altro che il trionfo dei postumi della colossale sbronza illuministica che va cancellando ogni legame, ogni radice che unisce l’uomo alla sua identita’, ai suoi luoghi e alle sue radici. Stupisce, di conseguenza, che siano proprio i “no global” da patronato a difendere con inaudita veemenza la Cirinna e le sue ampie conseguenze, visto che rappresenta l’ennesimo tassello di una omogeneizzazione e standardizzazione della nostra vita ai parametri del colto e progredito resto del mondo (occidentale). Tutto puo’ essere legalizzato in teoria, signori, ma non tutto deve essere necessariamente preteso in pratica. Argomento certamente indigesto per i feticisti del “vizietto”, ma ovvieta’ per il sempre piu’ esiguo numero di uomini con le palle.