Massimo Trento
L’ottuagenario Martin Landau, discreto attore statunitense di origini ebraiche, quelli della mia eta’ se lo ricordano come interprete del comandante Koenig, nella fortunata serie Spazio 1999. Cooprodotta dalla Rai, quando la televisione di Stato sapeva sfornare ancora qualcosa di buono, beninteso. Di norma, uno come Martin si potrebbe permettere di rimirarsi gli allori con il sornione godimento dell’anziano saggio. Al massimo potrebbe essere tentato di accettare un copione adatto alla sua canuta signorilita’, se nonostante tutto non riuscisse a dominare la propria ergomania. Manco a dirlo, lo ha fatto, non potendo tuttavia scegliere copione peggiore di quello rifilatoci in “Remember” dal regista canadese Atom Egoyan; l’ennesima rivisitazione dello stantio cliche dell’ebreo che a distanza di settant’anni dalla fine del secondo conflitto mondiale si sveglia un buon mattino e decide di dare la caccia a un aguzzino nazista. Naturalmente con tutto il classico repertorio aggiuntivo della seconda vita in incognito del carnefice germanico, la scoperta del medesimo da parte dei arguti semiti e l’indifferibile impeto alla vendetta. Ora, a prescindere dal fatto che, se dovessimo perseguire tutti i criminali di guerra del ventesimo e ventunesimo secolo ancora vivi, non basterebbero le patrie galere per contenerveli (motivo per cui qualcuno ha deciso di concentrarsi esclusivamente sui nazisti, bonta’ sua), da queste parti si attende ancora una risposta non infingarda sul perche’ mai si continui a inondare i mass media con l’urgente monito contro il nazionalsocialismo hitleriano. Come ebbi a scrivere in altri tempi, e’ curioso che l’olocausto sia l’unico evento del novecento a non uscire dalla cronaca per entrare di diritto negli archivi storici, man mano che passa il tempo dalla fine del suo completarsi nel 1945. Da anni pare invece godere del fenomeno opposto, se preferite, “inversamente proporzionale”. Ne parlano in ogni dove,, quotidianamente, tra riviste, giornali, rotocalchi, trasmissioni radiotelevisive e –per l’appunto- nei prosciuttoni cinematografici. Si ee’ istituita financo la giornata della memoria, non si sa bene per decisione di chi visto che non e’ mai stato chiesto a nessuno se fosse opportuno “ricordare” (come dicono gli ipocriti convenzionalisti ovunque appaiono) una sola etnia rispetto a un altra. Cosa abbiano di meno valente gli Amerindi sterminati per l’80% dai coloni europei tra il cinquecento e il 900 nessuno lo sa. Valgono forse meno i 10 milioni di congolesi accoppati dalla monarchia belga dalla meta’ dell’ottocento in poi? E gli altrettanti cinesi evaporati in contemporanea grazie anche a noi europei nelle due guerre dell’oppio? Robetta vecchia, non c’e’ che dire. Per rimanere dunque alla contemporaneita’, perche’ nessuno si ricorda dei 4.500.000 morti della guerra civile del Congo tra il 1996 e il 2007, di Pol Pot, che trucido un terzo della Cambogia tra il 1975 e l’inizio del 1979 , del 1.200.000 di Armeni eliminati dai Turchi tra il 1915 e il 1916, del 90% di aborigeni australiani spariti tra lo sbarco di Cook e il 1930, dei 2.000.000 di Tibetani uccisi dai Cinesi tra il 1950 e il 1980, dei 20.000.000 di sovietici assassinati da Stalin e dei 65.000.000 di Cinesi morti dalla rivoluzione di Mao ad oggi? La risposta al perche’ di questo crasso doppiopesismo, che sta alla base di un certo semitismo eretto a feticcio, si riduce alla necessita’ neanche tanto nascosta di mantenere un perenne clima di tensione con le sole tentazioni nazionalsocialiste. Quest’ultime, in realta’, si sarebbero diluite gioco forza sino a sparire storicamente con la morte dei ultimi rappresentanti fisici del Reich; a meno che –e qui sta il colpo di genio- non fossero state evocate con sempre maggiore veemenza, con un irresistibile crescendo negli ultimi decenni. Il meccanismo infernale e’ semplicissimo: Se hai commesso un reato per il quale hai pagato il tuo debito con la societa’, dopo un determinato periodo di tempo e con una successiva condotta impeccabile maturi il diritto all’oblio. In altre parole, non e’ ammissibile che si diffonda il tuo precedente a piacimento, onde permetterti di ricostruirti una vita al riparo di morbosi rinfacciamenti. Al netto delle dovute proporzioni, col nazismo, ma non con altrri, tale “diritto” e’ volutamente stato abolito ab ovo, con la conseguenza che –a furia di attizzare dolosamente una brace, se non del tutto spenta, certamente innocua- il fuoco qua e la’ ha ripreso ad ardere per davvero. Esemplificando a spanne, se con sempre maggiore insistenza mi ricordi con tono sprezzante il mio precedente penale, inseguendomi con una torba ben ammaestrata dovunque io vada e qualunque cosa faccia, un bel giorno esplodo. Ed ecco che divento recidivo. Della serie, lo sapevamo che non c’era da fidarsi. Da un punto di vista piu’ ampio, come dire, socio-politico, si adotta lo stesso accorgimento per la croce uncinata. Nella catechesi delle masse il ricorso assillante alla tecnica del brain washing non solo non e’ casuale, ma viene pianificato con estrema cura a tutti i livelli istituzionali, per mantenere la cavia nazista in uno stato di coma vigile, prestandole tutte le attenzioni del caso affinche’ non muoia E tenendola bella e pronta per l’ostensione al momento piu’ opportuno. Cui prodest? Sicuramente ai sommi sacerdoti dell’controllo interventista sul grande scacchiere del mondo, qualora, per spostare le pedine a loro piacimento senza tanta resistenza del popolume, convenisse estrarre l’asso pigliatutto (il comatoso in camicia bruna, per l’appunto), al cospetto del quale anche i piu’ tenaci neutralisti si genufletterebbero riverenti. E la processione passa, austera e salvifica, col plauso unanime della pecorara folla di presidenti, deputati, maestrine e bimbi al guinzaglio. Chapeau!