REFERENDUM: UN NO FORMALE CONTRO IL FETICCIO DEL SI’

Massimo Trento

Che io sia il primo ad affermare che la Costituzione del ‘48 non sia affatto perfetta, e che contenga articoli pesantemente inibitori del senso piu’ compiuto della democrazia, come il 67, e’ cosa ben diversa dall’accettare la porcata della revisione proposta dall’attuale governo.

Potrei entrare ovviamente nel merito affermando per esempio che con le modifiche le firme necessarie per una legge di iniziativa popolare passeranno dalle 50.000 alle 150.000 e che la scheda elettorale per il Senato sparira’ definitivamente. Cosa il primo aspetto voglia dire per la provincia di Belluno che di abitanti ne ha 230.000 lo si puo’ immaginare, mentre il secondo riduce ulteriormente i gia’ esigui spazi di manovra democratica del cittadino, garantita dall’articolo primo della Costituzione.

Ma mi voglio limitare esclusivamente alla forma che, come disse l’ex guardasigilli Filippo Mancuso, nella giustizia e’ tutto.

Non e’ autorizzato a sfiorare nemmeno col pensiero la carta fondamentale un parlamento eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale dalla Corte il 4 dicembre 2013. In un paese normale il Capo dello Stato ne avrebbe preso atto, sciolto le camere e indetto nuove elezioni col sistema precedente. Neppure e’ tollerabile che un esecutivo (il terzo di fila) neanche lontanamente garantito da una qualsivoglia investitura democratica osi di sua sponte pretendere di incidere sulle regole del giuoco che sono semmai competenza del parlamento sovrano. Che questa iniziativa scellerata venga poi sostenuta da una maggioranza bastarda, nel senso tecnico del termine, costituita da un raggruppamento raffazzonato nel quale dall’inizio della legislatura sono confluiti gran parte dei 300 tra deputati e senatori traslocati da un partito all’altro, in spregio alla sacralita’ del voto, rende il tutto ulteriormente nefasto. Se a questo poi aggiungiamo che il co-estensore della riforma Boschi e’ il transeunte galantuomo Denis Verdini, pluriimputato condannato nel marzo scorso in primo grado a due anni di reclusione per corruzione, e per il quale il pubblico ministero del processo P3 ha richiesto la reclusione per 4 anni, il quadro infernale si completa. Naturalmente nel silenzio piu’ assordante dei mass media e tra i ghigni di questi “probiviri”, che consapevoli della loro immunita’ perseverano nel loro irricevibile intento.

A un Uomo, prima ancora che a un cittadino della Repubblica, questo deve bastare per votare No, con la fiera ostentazione di chi sa che lo Stato gli appartiene. Punto.

http://www.massimotrento.it

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